Padre Antonio Maria Dota*
I resti di questo Servo di Dio hanno trovato degna dimora [dal 18 aprile 1940] nella solenne e devota chiesa del Convento di Vitulano, nella [prima cappella della] navata laterale di destra, [appena oltrepassata la porta d’ingresso].
Sulla lapide, che la ricopre, sono compendiati i motivi ideali della sua vita e della sua sepoltura:
In questa chiesa dove santamente raccolto
nella preghiera e nell’apostolato
chiuse la sua vita tutta piena di opere di bene
aspetta la beata resurrezione
il corpo
del M. R. P. Antonio Dota
di S. Bartolomeo in Galdo
ex Definitore Generale dei Frati Minori
Padre e Maestro spirituale
di numerose anime.
1863 – 1937
I Frati e il popolo della Valle Vitulanese con cuore memore e riverente.
[Padre Antonio Maria Dota] Nacque il 4 febbraio 1863 [a San Bartolomeo in Galdo, da Alberto e Maria Longo e al battesimo gli fu dato il nome di Salvatore]. Educato dalla direzione e dall’esempio di nobilissime figure di Sacerdoti francescani [tra i quali spicca la figura del P. Luigi Cascioli di Roseto Valfortore, poi Ministro provinciale dal 1880 al 1884] e del Clero secolare del paese natale, in un fervido clima di pietà, si svilupparono presto nel suo animo i primi germi di vocazione francescana e sacerdotale. Gravi motivi familiari lo obbligarono a ritardare l’attuazione dei suoi desideri. [All’improvvisa morte del padre divenne l’unico sostentamento per la madre, la sorella ed il fratello disabile e per questo fu costretto ad impegnarsi in ogni lavoro: apprese subito sia il mestiere di sarto sia quello di barbiere “flebotomista”, colui che applicavano le sanguisughe. Imparò a suonare il clarino e ben presto fu nominato capobanda della Banda di Roseto Valfortore].
Solamente a 27 anni poté raggiungere il chiostro, per ricevere l’abito francescano nel Convento di Casalbore, il 12 settembre 1889.
Maturo negli anni e consapevole della propria vocazione, accettò il duro regime della vita di Noviziato, con l’edificazione dei compagni e la gioia dei Religiosi di Comunità, che vedevano in lui una promessa di santo avvenire per la Provincia.
«Ordinato Sacerdote il 4 settembre 1892 fu inviato al Convento di Montecalvo, con l’incarico di formare i Novizi. E dei Novizi fu il vero educatore, per tutta la vita, perché gran parte di essa, salvo interruzioni per uffici maggiori nell’Ordine, fu sempre in Convento di Noviziato» (P. Martini, Volti di Chiostro, 79).
Divorato dalla fiamma dell’amore di Dio, ebbe l’ansia della propria e dell’altrui santificazione. Nel campo della conquista delle anime le vittorie più belle le riportò con l’amministrazione del Sacramento della Confessione, del quale si sentì veramente Ministro.
A lui si addice il titolo di « venator animarum» ( tr.: cacciatore d’anime), alle quali mirò nell’amicizia, nelle conversazioni private, nei corsi di Esercizi Spirituali al popolo e alle Comunità religiose.
Forma interiore, vivificante della sua vita esterna, fu la preghiera, alla quale consacrò molte ore, e la meditazione e la lettura spirituale, che gustava con avidità di asceta.
[La celebrazione della Santa Messa che era per lui, come scrisse il Postulatore: L’ora più solenne della sua giornata… Il suo aspetto era devoto e raccolto; il suo procedere, senza fretta e senza ritardo; nessuna affettazione nel tono della voce e nei gesti; preciso negli orari di inizio e negli impegni assunti con il popolo. Ma attraverso tutta questa sobrietà esterna, si percepiva l’eccezionale fede e amore interno. Molti fedeli, immancabilmente, affollavano il suo altare, conquistati dalla sua pietà].
Nel nuovo riordinamento delle Provincie [dei Frati Minori] nel 1899, passò a quella di S. Michele Arcangelo, in Puglia, dove la sua figura di Religioso zelante ed esemplare attirò le simpatie dei Confratelli, che nel 1902 lo elessero Ministro Provinciale, rieleggendolo poi nel 1908.
L’anno dopo veniva eletto Definitore Generale dell’Ordine [servizio che ultimò il 23 ottobre 1911 con l’elezione a Ministro generale – direttamente dal Santo Padre Pio X – di Fr. Pacifico Monza].
L’umile Religioso, venuto da poveri natali, vissuto nel nascondimento, come lucerna accesa veniva messo sul candelabro per dare splendore di opere e di esempi.
Costituita la Provincia [dei Frati Minori] di S. Maria delle Grazie [del Sannio e dell’Irpinia, con sede in Benevento ed ultimato il suo servizio di Definitore generale dell’Ordine], faceva ritorno nei Conventi della sua giovinezza.
Morì il 19 novembre 1937 [nella Clinica Ascalesi di Napoli, a seguito di un intervento chirurgico prostatico].
L’onda melodiosa della sua virtù riempie ancora il cuore di quelli che lo conobbero, e innumerevoli testimonianze, tutte belle, glorificano la sua vita, implorando la sua esaltazione in terra, a conforto dei buoni e a gloria della S. Chiesa.
Il 31 ottobre 1967, nella Cappella “S. Restituta” del Duomo di Napoli, sotto la presidenza del card. Corrado Ursi, Arcivescovo di Napoli, fu aperta l’inchiesta per il riconoscimento delle virtù eroiche del Servo di Dio e con essa il processo di beatificazione e canonizzazione.
Ad oggi, tale fase, non è stata ancora conclusa.
In basso alcuni scatti fotografici… a ricordo della giornata.
* Testo tratto da: P. Cherubino Martini ofm, Francescanesimo nel Sannio e nell’Irpinia, Benevento, “Madonna delle Grazie”, 1961, 204-207. Le aggiunte da parentesi quadrate […] sono di Fr. Sabino Iannuzzi, che ne ha curato la redazione finale con la rassegna fotografica dell’apertura dell’inchiesta diocesana del 31 ottobre 1967 a Napoli.